Da aspirante chef, all’interno di un corso di cucina, ho redatto una tesi legata al recupero, alla cucina del riuso. Nelle mie ricerche in merito ho avuto la fortuna di imbattermi in tantissimi progetti e idee legati al riutilizzo di scarti e avanzi. Non pensavo che ci fossero realtà che abbracciassero questa filosofia nel mondo delle bevande e invece mi sono piacevolmente dovuto ricredere. Con molto entusiasmo ho scoperto il progetto brassicolo di Toast Ale, un birrificio britannico che produce birre con surplus di pane fresco recuperato.
Di cosa si tratta? Facciamo un passo indietro. Come riportano sul loro sito, da stime FAO circa un terzo del cibo viene ogni anno buttato, parliamo di oltre un miliardo di dollari sprecato così.
Da aspirante chef, all’interno di un corso di cucina, ho redatto una tesi legata al recupero, alla cucina del riuso. Nelle mie ricerche in merito ho avuto la fortuna di imbattermi in tantissimi progetti e idee legati al riutilizzo di scarti e avanzi. Non pensavo che ci fossero realtà che abbracciassero questa filosofia nel mondo delle bevande e invece mi sono piacevolmente dovuto ricredere. Con molto entusiasmo ho scoperto il progetto brassicolo di Toast Ale, un birrificio britannico che produce birre con surplus di pane fresco recuperato.
Di cosa si tratta? Facciamo un passo indietro. Come riportano sul loro sito, da stime FAO circa un terzo del cibo viene ogni anno buttato, parliamo di oltre un miliardo di dollari sprecato così.
La produzione di cibo infatti è, preso singolarmente, il principale fattore impattante sull’ambiente da parte dell’uomo, dal momento che sfrutta risorse come la terra, ma anche carburanti ed altre forme di energia, per produrre qualcosa che poi viene in larga parte non consumato e buttato. Stiamo pertanto letteralmente gettando nel pattume, il pianeta per produrre alimenti che poi nessuno consuma.
Nello specifico, nel Regno Unito, il pane è in cima alla lista dei prodotti alimentari che vengono gettati piuttosto che essere utilizzati dai consumatori. Stiamo parlando di circa 900.000 tonnellate di pane ogni anno, una quantità sufficiente a salvare dalla fame 26 milioni di persone. Di questo bene circa la metà non raggiunge nemmeno le case dei consumatori, perché viene sprecato dalle industrie produttrici di sandwich poiché di ogni filoncino le prime fette e la crosta vengono scartati, perché il mercato non vuole queste parti. Inoltre panetterie e attori finali della catena produttiva non utilizzano il pane invenduto del giorno prima perché è relativamente economico produrne di nuovo e poiché gli acquirenti si aspettano pane fresco ogni giorno.
Ma deve essere proprio così? Non si può fare nulla per questo scarto? Oltre ad un approccio più a monte, in cui si smette di produrre, in quantità ingenti, cibo che sappiamo già non verrà consumato (infatti vengono prodotti più beni alimentari di quelli che ragionevolmente il mercato potrebbe consumare) sappiamo che ci potrebbero essere comunque dei surplus che non vanno assolutamente gettati perché ancora perfettamente edibili. Di questo surplus, parte viene destinato alle associazioni no profit per essere donato ai bisognosi, parte viene utilizzato per l’alimentazione animale, parte ancora può essere sfruttato per la produzione di energia, prima di essere effettivamente mandato in discarica.
Questo è un approccio possibile che può ridurre l’impatto della produzione alimentare.
Veniamo ora al progetto birrario di Toast Ale. Come abbiamo visto, il cibo può essere riutilizzato per altre produzioni e l’approccio di questo birrificio va proprio in questo senso, riutilizzando gli scarti del pane. Il pane fresco derivato da una sovrapproduzione o dagli scarti di specifiche industrie viene infatti introdotto nella ricetta per la produzione birraria, utilizzabile poiché prodotto con farina e quindi derivato da cereali, ovvero l’ingrediente base della produzione di birra.
Devo essere sincero, le ho assaggiate e le birre sono fatte veramente bene, piacevoli, coerenti con gli stili ed estremamente beverine. Personalmente non saprei definire quanto l’utilizzo di pane impatti da un punto di vista del gusto olfattivo sul prodotto finale (per fare un confronto bisognerebbe assaggiare la stessa birra prodotta senza l’utilizzo del pane), ma so che sto bevendo un prodotto buono sia per i miei sensi che per l’ambiente, per la società e a vantaggio di tutta la filiera produttiva.