Passione Birra (seconda puntata) LUCA

Eccoci al secondo appuntamento.
Ma quando la birra è pronta, a chi spetta il compito di traghettarla verso le celle dei Pub? L’ho chiesto a Luca che di mari nel mondo birrario ne ha solcati e che da poco si è buttato nell’ambiente della distribuzione.

Ciao Luca, ci racconti da dove è partito tutto?
Inizio col dire che bevo birra ormai da… parecchio!
E’ la bevanda che mi piace di più in assoluto.
Birra e artigianale in passato erano due parole che dette assieme suonavano strane.
E’ da lì che è iniziata la mia curiosità.
Quando per lavoro viaggiavo da una regione all’altra d’Italia controllavo sempre se, dove mi trovavo in quel momento, c’erano dei microbirrifici. Studiavo gli itinerari, prendevo appunti e il giorno dopo cercavo di ritagliarmi un po’ di tempo per andare a visitarli.
L’interesse è cresciuto e ho avuto voglia di creare io stesso la birra.
Ho iniziato ad approfondire l’argomento, ho fatto qualche corso e letto alcuni libri.
Così sono diventato homebrewer, ho realizzato il mio impianto casalingo.
Spesso passavo le sere in garage a sistemare bottiglie, modificare le pentole, costruire serpentine.
Prima ero da solo poi ho cercato di coinvolgere anche gli amici trasmettendo loro la mia passione.
L’amicizia rendeva più piacevole il tempo che passavamo a macinare, bollire…
Credo nella birra come mezzo di ” socializzazione”, aggregazione.
E’ stato importante la condivisione delle proprie esperienze con gli altri “birrificatori”, anche quando assaggiamo le nostre birre, a volte intrugli imbevibili.

La passione per la Birra ha inciso sulle tue scelte di vita?
Si perché sono riuscito a trasformarla in lavoro. Insieme ad un amico ho aperto Mascao Bio, una “gelateria birreria”.
Proponiamo solo birra dei birrifici che negli anni avevo imparato a conoscere e apprezzare, che reputavo producessero birra fatta col cuore e credevano nel loro lavoro.
Poi la voglia di crescere mi ha spinto a fare un’altro passo, produrre la mia birra da rivendere nel locale.
Ero stato diverse volte al birrificio la Mata per vedere come veniva svolto il processo produttivo a livello professionale.
Appena ho avuto la sufficiente conoscenza e la disponibilità, è nata, proprio dai loro impianti, la Heisen Beer… lo ricordo con entusiasmo perché “la prima volta” non si scorda mai.
Per la mia “seconda volta”, la “Dirty Red”, mi sono invece “appoggiato” al birrificio Sammarinese di Andrea Amantini.
Mi piace intraprendere nuove avventure così ho fondato una piccola società di distribuzione.

Una profezia… tra i birrifici emergenti quali ritieni abbiano possibilità di crescere e raggiungere buoni risultati?
Al momento collaboro con tre birrifici, spero siano loro.
Uno è il birrificio Altotevere.
Il birraio lo conosco ormai da anni, Luca Tassinati.
Con lui ho un ottimo rapporto che si è trasformato anche in amicizia.
All’inizio il suo era solo una beerfirm, la Monkey Beer, un progetto che ho sempre apprezzato.
Oltre a Altotevere ho avuto l’esclusiva di altri due birrifici, Birra del Bosco e Porta Bruciata, sconosciuti nella mia zona, ma posso assicurare che le birre sono molto buone.
I tre birrifici con cui collaboro sono in continua evoluzione e credo si guadagneranno un posto importante nel mercato italiano.
Nel distribuire le loro birre mi piace pensare di contribuire al loro futuro successo.

Che significato vorresti avesse le parole birra artigianale per le persone con le quali ti relazioni ogni giorno?
Sto cercando di far conoscere le birre craft in più locali possibili.
Mi piace descriverle, far capire che artigianale è sinonimo di qualità, che in concreto siano soldi ben spesi, non le considero solo prodotti da “piazzare”.
Alle spalle di ogni singola birra ci sono tante persone che vi lavorano. Da chi produce le materie prime a chi opera nei birrifici e concretizza quello che poi vendo. Lo so perché ci sono stato, ne ho fatto parte.
Quando si beve una birra ed è buona significa che tutti hanno lavorato con passione.
Questa idea romantica spero non mi abbandoni mai.

Come “scegli” un birrificio da rappresentare e perché un birrificio dovrebbe “scegliere” te?
Io non scelgo i birrifici, mi propongo a quelli che reputo per me interessanti senza insistenza, poi sono liberi di decidere cosa è meglio per loro.
Mi piace trasmettere la mia passione per la birra, l’impegno che metto nel mio lavoro e spero che venga percepito.
Non mi stancherò mai di dire che dietro ogni birra c’è una storia e va raccontata a chi decide di comprarla e di berla, questo spero faccia la differenza su ogni consumatore.

Quali sono le difficoltà che hai riscontrato più spesso nel tuo nuovo lavoro?.
Il primo problema è la cattiva abitudine del bevitore.
Moltissimi continuano a bere la solita birra industriale, il marchio che ormai a forza di pubblicità è stato impresso nella loro testa.
I gestori dei locali spesso sono ostacolati da questa mentalità “standardizzata” che riduce la loro libertà di proporre prodotti qualitativamente migliori.
Altro scoglio sono i prezzi della birra artigianale decisamente più alti.
Alla merce venduta poi serve una cura maggiore nello stoccaggio e conservazione del prodotto, come se fosse fresco.
Un’altra problematica è la reperibilità delle birre, qualità non è sinonimo di quantità.
Da un certo punto di vista è un valore aggiunto, ma va spiegato che per produrre una birra artigianale serve attenzione quindi più tempo.
Infine i distributori stessi.
Molti vendono per fare solo del business, svuotare i magazzini.
Non importa se le birre sono deteriorate, non all’altezza di come dovrebbero essere. Deludono il cliente che la volta successiva è più restio a riacquistarle.
Fanno fare una pessima figura oltre che ai colleghi anche a tutto il movimento birrario.

Un’occhiata al mercato e alle mode, Juicy o Sour?
Ci sono sempre novità più o meno interessanti, ma rimango sempre dell’idea che la birra, se fatta bene, e’ una birra da bere, indipendentemente dallo stile, nessun pregiudizio…
Però se costretto dico Sour, perché c’è più spazio per la sperimentazione

Per ultima una domanda assurda… che birra sognavi di essere da bambino?
Ma che cagata di domanda è…
Vabbè… diciamo che da piccolo sognavo di essere un cowboy… uno però a cui piace bere birra, una saison magari, speziata, leggera e chiara.
Sono andato bene? Ora andiamo a berci una birra che ce n’è una nuova niente male!

Che altro posso aggiungere… Solo dire di avere un grande rispetto per quello che sta facendo, che raggiunga i suoi obiettivi e concretizzi sempre quello in cui crede.
“Luke, non c’è niente che galoppi più veloce della fantasia di un cowboy”

A proposito, la nuova birra che ci siamo bevuti alla fine era proprio buona, chissà…

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